Si passa la vita a rincorrere sogni che prima o poi si spera si realizzeranno. La laurea è uno di questi. Cosa elitaria in passato, adesso sembra essere diventata la moda del momento: simbolo di distinzione sociale che sembra forgiare il mondo delle ultime generazioni. La si sceglie in base al nome più bello, in base al connotato di internazionalità: sono in commercio persino le lauree italiane con nomi inglesi. Si, avete capito bene: la laurea è una merce, un bene che si vende su diversi mercati e in diverse forme. Istituti universitari, università parificate, sottospecie di università che stentano ad esistere effettivamente, ma che ti propongono il prodotto del momento. Quello che in passato era elemento distintivo e censitario oggi è un prodotto che e si offre a tutti indistintamente, cani e porci…e sapete perché? Perché ci hanno fatto credere che il problema alla disoccupazione sia la mancanza di manodopera qualificata, di personale specializzato…ed ecco allora iniziare la corsa agli investimenti, ma non in case, né in banche bensì nella formazione. La formazione- si dice- è lo strumento per andare ai vertici nel mondo del lavoro. Allora si vedono curriculum vitae lunghi, stracolmi di certificati, di qualifiche, di chissà cosa perché …perché tutto fa brodo. E Alla fine cosa ci hanno ridotto ad essere? Poveri illusi che credono di sapere e invece hanno solo un bagaglio teorico che sarà certamente ricco ma privo di applicazione pratica. Ci vendono la laurea come la soluzione al problema della disoccupazione, ti esortano ad investire in formazione: è un circolo vizioso per cui finito il primo ciclo di studi, quello triennale, ti ritrovi ancora senza una qualificazione soddisfacente, che possa darti un ruolo. Allora finisce il secondo ciclo di studi, quello della specializzazione, e si pensa già a quale master scegliere…per il nostro futuro. E si costringe i genitori a sacrificarsi, a mettere da parte soldi non più destinati alle tanto attese nozze, ma alla formazione dei propri fanciulli che all’età di soli trent’anni si ritrovano costretti a vivere ancora nella casa natia, senza arte né parte…..senza soldi. E allora, ancora una volta si ricorre a corsi finanziati dallo stato, dall’UE e tutto pur di guadagnarsi un misero posto in questo mondo infame! Sono costretta ogni giorno ad ascoltare, nel tragitto che mi conduce all’università, lamentele e commenti di passanti, di conoscenti, di età oramai avanzata, che si abbandonano a sfoghi liberatori, riecheggiando il passato in cui, pur soffrendo la fame, la miseria, si viveva meglio- dicono. Si era più uniti, più altruisti, più concentrati sui veri valori della vita. Adesso, in questo mondo individualista e fortemente egoista, non c’è spazio per l’altro. Allora, ci si adegua: si agisce in silenzio, trattenendosi informazioni, agendo a discapito dell’altro, tutto pur di arrivare. Ma arrivare dove? Dove vi chiedo? Se qualcuno me lo dicesse gli/le sarei molto grata! Dove? Siamo arrivati a vivere in un mondo cinico dove ci prendono in giro: ci illudono che un giorno tutto cambierà, basta avere una laurea. E invece? Affacciati al mondo del lavoro trovi solo part-time miseri, stageur disseminati ovunque che giustificano lavori non retribuiti e impedite assunzioni. Perché assumere se il governo ci offre manodopera qualificata, specializzata o “masterizzata” (termine da me coniato!) che essendo alla prima esperienza ha diritto ad essere sottopagata o addirittura non ripagata? E allora potrei concludere con una celebre frase: “Non ci resta che piangere”, ma sarebbe fin troppo facile. Perché darsi per vinti? Perché darla vinta a chi vuole ingannarci! No cari! Bisogna agire con le loro stesse armi….lasciatemi pensare che forse una soluzione la troveremo……insieme prima o poi ce la faremo. Per ora non so quale effettivamente sia la scelta migliore, ma meditando con maggiore attenzione forse la capiremo!