Oggi devo proprio scrivere a Cesare Damiano, Ministro del Lavoro, perché ho una cosa da dirgli da un sacco di tempo
ed è ora che gliela dica.
Da: hagaris@tiscali.it
A: damiano_c@camera.it
Egregio Ministro,
mi chiamo Hagar, ma nella vita reale ero Patrizia, un ingegnere elettronico laureato con lode e un bravo manager, almeno fino a che la mia azienda non è finita gambe all'aria per bancarotta fraudolenta. Ho pure un master in business
strategy, pensi un po', cioè non mi manca nulla per ricollocarmi sul mercato del lavoro, non trova anche lei? Eppure,
pensi, sono stata costretta a trasformarmi in una scrittrice e raccontare a tutti come sono arrivata al punto in cui mi trovo,
perché di tornare a fare il mio mestiere le società di selezione non volevano neanche sentirne parlare. Avevo 32 anni
quando sono finita in cassa integrazione e da allora è iniziata la via crucis per me. Trentadue anni, caro ministro. Parlo al
passato perché adesso non sono più niente di ciò che ero e che le ho fin qui scritto. NULLA, perché ingegnere è colui
che FA' l'ingegnere e non colui che ha un attestato di ingegnere in mano, e la nostra società è sempre più abituata ad
affidare ruoli da ingegnere a chi ingegnere non lo è, per far marcire in un angolo chi lo è, ma non sarebbe semplice
spiegare apertamente il perché di questo strano e orrendo fenomeno. In poche parole si potrebbe dire che trattasi di
“Impedimento a chi sta sotto di fare concorrenza a chi sta sopra” Capisce? Parliamo tanto di libera concorrenza ma il
fenomeno più terribile del nostro Paese è proprio quello di impedire che la meritocrazia emerga e vinca la sua battaglia
impari contro le caste radicate ormai ovunque. Autoconservazione del sistema, non saprei in che altro modo definirla.
Ma non è di questo che voglio parlarle.
Il motivo per il quale le scrivo è che ho notato che lei ha un'abitudine quando appare sul video, che è quella di gloriarsi
della trasformazione dei contratti a progetto dei call center in contratti a tempo indeterminato, e sottolinea spesso il fatto
che lì dentro ci sono moltissimi laureati, di ogni tipo, persino architetti, disse una volta, persino filosofi. Già, filosofi. Ecco,
mi chiedevo se per lei l'aver fatto questo è davvero un successo da attaccarsi al petto come una medaglia al valor
militare o se piuttosto non sia un segno di grande vergogna che voi, politici italiani, dovreste sentire bruciarvi addosso. E
sa perché le dico questo? Perché lei non immagina neanche cosa significhi per una persona che ha dedicato gli anni più
belli della sua vita sui libri ritrovarsi a fare l'operatore del call center, e poco importa che sia precario o a tempo
indeterminato. Paradossalmente, trovo meglio che sia precario, così almeno potrà essere sbattuto fuori dalla sera alla
mattina e tentare ancora e sempre di fare quello che ha sempre sognato di fare nella vita: l'avvocato, il medico,
l'ingegnere, il filosofo e l'economista.
Mi chiedo se lei sa come si sente un laureato nel momento in cui la società gli impone di buttare via tutti gli
investimenti che ha fatto fino a quel momento, e sto parlando di investimenti nobili, ministro, fatti su di se. Sto parlando di
cultura, alla base della crescita di qualunque società civile e democraticamente organizzata. Ecco, mi chiedo se per suo
figlio lei desidererebbe questo, e se no, allora perché lo volete per i figli degli altri. Mi chiedo se e quando arriverà il
giorno in cui i politici faranno le leggi pensando agli italiani come ai loro figli. Perché, vede, è troppo comodo fare la legge
sugli altri, consapevoli che non varrà per i propri figli. E' troppo facile giocare con il futuro delle generazioni che verranno
solo perché al momento non hanno la forza di farsi sentire e urlare la propria rabbia e disperazione. Se i vostri figli,
signor ministro, fossero i primi a dover campare con 600 euro al mese e un contratto precario in mano... forse il
precariato non esisterebbe più in Italia, non trova? Se i vostri figli fossero i primi ad essere mandati in guerra, e magari
sotto un'aria impestata di uranio impoverito, forse non rifinanziereste alcuna missione all'estero, non crede? O
quantomeno vi interessereste di non farli andare tutti sbracciati in Cossovo, per non vederveli ritornare con tanti di quei
tumori addosso da riempire gli ospedali di mezza Italia. Non crede anche lei che il trucco per governare bene un Paese
sia amare il proprio popolo come fosse fatto tutto di figli propri? Io penso di sì. Perciò volevo capire con lei cos'ha da
vantarsi tanto sulla questione dei call center, e a chiederglielo guardi che non è una persona qualunque, ma una che
li progetta i call center. Quello di cui oggi dispone SIRTI l'ho progettato io, pensi un po'. Lo vada a vedere, si renda conto
di che lavoro facevo prima di iniziare la via crucis. Ma un giorno anch'io, come tanti, sono stata chiamata per fare
l'operatrice di call center, mentre nel curriculum avevo scritto che mi proponevo a loro per ottimizzare il loro call center e
m'impegnavo ad incrementare del 30% il loro fatturato in un anno proprio agendo sul call center e su nient'altro. Non ce
l'ho fatta ad accettare la loro offerta di operatore, sa? Proprio non ce l'ho fatta. Io penso che dobbiamo vergognarci di
queste cose, ministro. Non abbiamo nulla di cui andare fieri, mi creda. Dobbiamo provare vergogna e una pena infinita
per quanti hanno studiato una vita e si ritrovano a dover campare a tratti, rinunciando prima di tutto ai loro sogni,
altrimenti non riuscirebbero neanche a dire di Sì.
Non è questo che i vostri padri vi hanno lasciato in eredità e non è questo che noi vorremmo in eredità dai nostri padri.
Perciò, ministro, mi chiedo se non sia il caso di tornare in TV e chiedere scusa a nome del Governo (attuale e
precedente) per aver infelicitato la vita di decine di migliaia di giovani, che un tempo sognavano di fare il medico,
l'ingegnere, il filosofo, l'avvocato e l'economista e che, grazie a voi, adesso non vivono più. Sopravvivono e basta.
Grazie, resto in attesa di una sua risposta in merito e la saluto cordialmente.
Hagar