ALI - Associazione Laureati Italiani - Italian Graduate Association

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29.12.05

Mercificazione del sapere - di Miki Zambella

Si passa la vita a rincorrere sogni che prima o poi si spera si realizzeranno. La laurea è uno di questi. Cosa elitaria in passato, adesso sembra essere diventata la moda del momento: simbolo di distinzione sociale che sembra forgiare il mondo delle ultime generazioni. La si sceglie in base al nome più bello, in base al connotato di internazionalità: sono in commercio persino le lauree italiane con nomi inglesi. Si, avete capito bene: la laurea è una merce, un bene che si vende su diversi mercati e in diverse forme. Istituti universitari, università parificate, sottospecie di università che stentano ad esistere effettivamente, ma che ti propongono il prodotto del momento. Quello che in passato era elemento distintivo e censitario oggi è un prodotto che e si offre a tutti indistintamente, cani e porci…e sapete perché? Perché ci hanno fatto credere che il problema alla disoccupazione sia la mancanza di manodopera qualificata, di personale specializzato…ed ecco allora iniziare la corsa agli investimenti, ma non in case, né in banche bensì nella formazione. La formazione- si dice- è lo strumento per andare ai vertici nel mondo del lavoro. Allora si vedono curriculum vitae lunghi, stracolmi di certificati, di qualifiche, di chissà cosa perché …perché tutto fa brodo. E Alla fine cosa ci hanno ridotto ad essere? Poveri illusi che credono di sapere e invece hanno solo un bagaglio teorico che sarà certamente ricco ma privo di applicazione pratica. Ci vendono la laurea come la soluzione al problema della disoccupazione, ti esortano ad investire in formazione: è un circolo vizioso per cui finito il primo ciclo di studi, quello triennale, ti ritrovi ancora senza una qualificazione soddisfacente, che possa darti un ruolo. Allora finisce il secondo ciclo di studi, quello della specializzazione, e si pensa già a quale master scegliere…per il nostro futuro. E si costringe i genitori a sacrificarsi, a mettere da parte soldi non più destinati alle tanto attese nozze, ma alla formazione dei propri fanciulli che all’età di soli trent’anni si ritrovano costretti a vivere ancora nella casa natia, senza arte né parte…..senza soldi. E allora, ancora una volta si ricorre a corsi finanziati dallo stato, dall’UE e tutto pur di guadagnarsi un misero posto in questo mondo infame! Sono costretta ogni giorno ad ascoltare, nel tragitto che mi conduce all’università, lamentele e commenti di passanti, di conoscenti, di età oramai avanzata, che si abbandonano a sfoghi liberatori, riecheggiando il passato in cui, pur soffrendo la fame, la miseria, si viveva meglio- dicono. Si era più uniti, più altruisti, più concentrati sui veri valori della vita. Adesso, in questo mondo individualista e fortemente egoista, non c’è spazio per l’altro. Allora, ci si adegua: si agisce in silenzio, trattenendosi informazioni, agendo a discapito dell’altro, tutto pur di arrivare. Ma arrivare dove? Dove vi chiedo? Se qualcuno me lo dicesse gli/le sarei molto grata! Dove? Siamo arrivati a vivere in un mondo cinico dove ci prendono in giro: ci illudono che un giorno tutto cambierà, basta avere una laurea. E invece? Affacciati al mondo del lavoro trovi solo part-time miseri, stageur disseminati ovunque che giustificano lavori non retribuiti e impedite assunzioni. Perché assumere se il governo ci offre manodopera qualificata, specializzata o “masterizzata” (termine da me coniato!) che essendo alla prima esperienza ha diritto ad essere sottopagata o addirittura non ripagata? E allora potrei concludere con una celebre frase: “Non ci resta che piangere”, ma sarebbe fin troppo facile. Perché darsi per vinti? Perché darla vinta a chi vuole ingannarci! No cari! Bisogna agire con le loro stesse armi….lasciatemi pensare che forse una soluzione la troveremo……insieme prima o poi ce la faremo. Per ora non so quale effettivamente sia la scelta migliore, ma meditando con maggiore attenzione forse la capiremo!

Lavorare ? No grazie, costa troppo!!! - di Vincenzo Masullo

Oggi giorno in Italia la situazione lavorativa per noi giovani, è diventata molto difficile.
Ciò è dovuto a una serie di parametri che si complicano sempre più per aumentare la selezione.
Personalmente dopo un anno e mezzo di ricerca del lavoro post laurea, mi sono accorto di tanti segreti che, quando ero studente mi restavano quasi offuscati. Segreti molto tristi e vergognosi ai miei occhi.
Per quanto riguarda noi giovani laureati la situazione è molto difficile, per quanto riguarda i diplomati le soluzioni lavorative si trovano sempre, dovuto alla facilità di specializzarsi in ambiti molto più tecnici e di manovalanza. Sempre più ricercati.
La situazione di noi laureati sta diventando sempre più problematica e sfruttata da istituzioni e privati.
Problematica perché il numero dei laureati sta aumentando sempre più, superando persino il numero dei diplomati. Faccio l’esempio che ai concorsi ci sono più laureati che diplomati .
Siccome la crisi si fa sentire anche da parte delle università, i professori universitari cosi intelligenti s’inventano nuove lauree con nomi esagerati, per ovviare ai loro problemi di precariato.
Il povero giovane eccitato dal nuovo nome della Laurea s’inscrive subito, ma non sa che sotto questo nuovo nome c’è un gran tranello. Dopo aver terminato gli studi nessuno conosce la sua laurea oppure ti dicono che sei una figura rara, che beffa!!
Dopo esserci laureati scopriamo anche che per insegnare dobbiamo fare 2 anni di scuola di specializzazione per 5 giorni a settimana pagando le tasse, e che dopo di tale scuola si diventa precari a vita…Per entrarvi bisogna fare anche un concorso pieno di raccomandati illusi.. Si sta pensando di complicare ancora di più la vita a noi poveri giovani, trasformando tale scuola in una laurea specialistica…
In europa questo corso è molto più corto. Faccio l’esempio della Spagna, il corso dura 6 mesi andando a frequentare solo il sabato e si chiama CAP.
Un'altra fregatura post laurea è il dottorato di ricerca che è solo una ricerca fine a se stessa, a differenza dei paesi anglosassoni e i paesi ben industrializzati e civili, dove il dottorato è un modo per entrare nel mondo del lavoro.
La più grande fregatura del secolo è il Master di primo e secondo livello sia privato che pubblico.
Questa specie di corso più stage è un modo per aumentare le entrate dovute ai pagamenti di noi giovani laureati per inscriverci e di produttività, dovuto alla manodopera gratuita degli stagisti.
Gli stage senza master hanno lo stesso compito, ma apportano solo un aumento di produttività e l’arricchimento delle assicurazioni per la responsabilità civile e personale. Nella mia situazione persino Arpa Umbria non mi ha emesso neanche il certificato di frequenza.
Le aziende sono cosi libere dal non assumere più personale perché attingeranno sempre più da tali Stagisti. Lo stagista sta diventando come un ricambio continuo di schiavi.
Ragazzi ci dobbiamo rifiutare di fare stage non pagati!!!!!!!! Dobbiamo essere più forti.
Non abbiate paura di esprimere il vostro senso critico!!!! Essere critici serve a crescere.

Quindi siamo vicini al mercato degli schiavi che si organizzava negli stati uniti tanto tempo fa. Solo che questa volta la situazione è più grave, perché prima la schiavitù era forzata, oggi giorno è solo un pò camuffato e istituzionalizzato.
Ciò ci fa capire in primis che Università e mondo del lavoro non sono per niente collegate.
Il mercato del lavoro sta diventando un momento di sfruttamento continuo del povero giovane laureato. Oggi giorno per lavorare bisogna pagare.
Anche se ci dovessimo aprire un’attività privata, le tasse ci farebbero fallire.
In tutto questo che vi ho raccontato, in Italia esiste il grande problema del clientelismo e dell’inesistenza della meritocrazia….vedasi I concorsi pubblici!!!!
Mi sembra di vivere in un paese incivile e senza regole….
Quindi il consiglio che posso darvi dopo tanta esperienza negativa e positiva: inscrivetevi a corsi di laurea di vecchio stampo con un albo professionale, non fate ne master ne stage non pagati. Il dottorato fatelo solo se fuori Italia.
Se Lavoriamo fuori Italia ci accorgiamo che la comunità europea è solo un patto economico e per niente culturale, faccio l’esempio della non validità reciproca dei titoli in altri paesi europei. Stranamente nei paesi anglosassoni, i titoli valgono tranquillamente.
Al momento ho attivato un Mailing list per noi laureati, per scambiarci qualche idea, per inscrivervi mandate un e-mail a:
graduate_scientists-subscribe@yahoogroups.com .
Il 4 e il 5/11 noi del forum regionale della gioventù campana, abbiamo organizzato un convegno sulle politiche giovanili (http://www.campaniagiovani.it/) . Il 12 e il 13/12 ci sarà lo stesso convegno a Roma.
Ragazzi ci dobbiamo far sentire!!!!!!!

Postato da un Laureato in scienze nautiche

Un'Opinione di Spaziale su Scienze Nautiche (8 Dicembre 2004)La valutazione di questo autore:
Disponibilità dei professori
sufficiente
Preparazione dei professori
insufficiente
Organizzazione
insufficiente
Vantaggi:
NESSUNO

TANTISSIMI, SICURAMENTE L'ASSENZA DI UNA DOMANDA DI LAUREATI IN SCIENZE NAUTICHE LO RENDE UN CORSO DI LAUREA INUTILE E ANTIQUATO

Opinione completa
Nel marzo del 2002 mi sono laureato in Scienze Nautiche con 110/110 e lode presso la Facoltà di Scienze e Tecnologie (già Facoltà di Scienze Nautiche) dell’Università “Parthenope” di Napoli, cdL unico nel suo genere e che proprio per questo credevo mi avrebbe potuto offrire una preparazione specialistica in determinati contesti lavorativi, facilitando la transizione nel mondo del lavoro. Invece…Voglio premettere che all’inizio della mia carriera universitaria mi ero iscritto alla facoltà di Ingegneria della Federico II e, dopo aver sostenuto quasi interamente il biennio in tre anni ma con buoni voti, decisi di cambiare facoltà. Così passai alla Facoltà di Scienze Nautiche, non senza parlare con la presidenza, con la segreteria e con alcuni docenti che mi elencarono una serie di sbocchi professionali nel quale il dottore in scienze nautiche avrebbe trovato sicuro impiego. Io mi fidai. Inizialmente fui colpito dal rapporto che i docenti instauravano con gli studenti (le lezioni avevano un massimo di 12 studenti); in quel modo avremmo appreso sicuramente tutto quello che il docente poteva trasmetterci. Gli esami, flessibili nelle date non erano le esecuzioni pubbliche dove gli studenti venivano flagellati anche sei alla volta. No, alla facoltà di scienze nautiche gli esami erano un tranquillo colloquio nell’ufficio del professore (il più della volte), e quando si era in tanti, cioè una decina, si andava in una auletta leggermente più grande. L’esame poteva durare anche tanto visto che si era in pochi e questo, pensai, doveva essere un ottimo metodo per valutare la preparazione dello studente nella sua interezza.Ma i primi dubbi sorsero nello studiare tanti esami così diversi tra loro che sembra difficile immaginare che appartengano ad un unico corso di laurea. A parte il biennio che è uguale a quello di ingegneria, il triennio si articola in maniera così assurda che qualcuno, una volta, osò definire i laureati in scienze nautiche dei “tuttologi”, a me sembra invece che sappiano di tutto un po’, che è leggermente diverso. Ma entriamo nel merito di questo piano di studi multidisciplinare. Dicevo che il triennio, una volta deciso uno dei tre indirizzi (nel vecchio ordinamento c’erano quello geodetico, radioelettronico e oceanografico/meteorologico), contiene molti esami di raggruppamenti disciplinari diversi, appartenenti alle categorie:1) ingegneria aeronautica/navale (meccanica del volo, navigazione aerea, architettura navale, navigazione marittima, manovrabilità della nave)2) ingegneria elettronica/telecomunicazioni (campi elettromagnetici, comunicazioni elettriche, teoria dei sistemi, navigazione radioelettronica)3) ingegneria civile (topografia, cartografia, geodesia, fotogrammetria)4) fisico/matematica (matematica applicata, meteorologia, oceanografia, astronomia, geofisica)Questa tale confusione rende il corso di laurea in Scienze Nautiche il primo a confermare un famoso e antico detto: “né carne e né pesce”!Con la nuova riforma del 3+2, un po’ la situazione è migliorata, l’indirizzo radioelettronico è scomparso e tutti i docenti hanno deciso di fare un cdL in ingegneria delle telecomunicazioni, (facendo nascere dal nulla una facoltà di ingegneria) il percorso oceanografico/meteorologico è divenuta un cdL ad hoc di oceanografia e meteorologia (almeno con una sua identità) mentre quello geodetico è rimasto scienze nautiche, che riserverà un futuro da disoccupato anche per i nuovi iscritti.Ritornando alla mia storia, dopo essermi laureato ho dovuto assolvere i miei obblighi di leva, ma l’ho voluto fare da Ufficiale di Complemento, sicuramente un esperienza più gratificante della leva semplice. Durante questo periodo, approfittando del poco tempo libero, impiegato per lo più ad inviare curriculum a destra e a manca, ho fatto una decina di colloqui di lavoro per aziende del settore ingegneristico e scientifico. Mi sembra superfluo dire che in tutti i colloqui l’80% del tempo era impiegato per spiegare cosa si studiasse a Scienze Nautiche e il 100% delle volte mi veniva detto che non ero la figura professionale da loro cercata! Solo i concorsi pubblici sembrano non badare alla natura distorta di questa laurea, in effetti c’è un Decreto Ministeriale (il D.M. 21.12.98 G.U. 30.1.99), anch’esso ingannevole (perché non specifica la compresenza delle lauree), che stabilisce l’equipollenza della laurea in Scienze Nautiche con la laurea in Matematica, Fisica ed Ingegneria!!! Che è assurdo soltanto a pensarla una cosa del genere, figuriamoci a farci un decreto ministeriale!!! Comunque non si è mai capito cosa significasse questa equipollenza anche perché nei concorsi pubblici, per evitare ricorsi al TAR, spesso sono incluse anche lauree molto più improbabili di quella in scienze nautiche!Mi sembra singolare raccontare il colloquio per un assunzione in una nota azienda. A febbraio del 2003 circa, fui contattato da una società di selezione del personale, fui selezionato prima attraverso una serie di test psico-attitudinali, (nessun problema per chi è risultato uno dei primi in occasione del concorso AUC), subito dopo, una prova d’inglese e un colloquio di gruppo che passai entrambi. Al momento cruciale, contratto interinale per due anni alla mano, la società di selezione mi dice: “no, ci dispiace in azienda ci hanno fatto sapere che lei è non è la figura professionale che stiamo cercando” perché scienze nautiche secondo loro non garantisce una predisposizione all’apprendimento come invece avrebbe garantito la laurea in Ingegneria! Mi rendo conto che il responsabile di una tale selezione non sia esattamente la persona più capace della terra, ma lui si attiene semplicemente alle direttive aziendali, credo, e sinceramente penso che non abbia neanche il potere di decidere al di fuori di tali schemi.Dunque, congedatomi da ufficiale di complemento presso un centro di ricerca militare, ho lavorato per 4 mesi a Roma per una società con cui avevo fatto la tesi di laurea, non per una convenzione quadro tra Università e Azienda (non penso che ne conoscano il significato, loro credono che le convenzioni quadro si appendano alle pareti), ma solo perché il mio relatore conosceva una persona in questa azienda. Ovviamente nessun riconoscimento di stage presso questa nota azienda; ero l’unico a trovarsi li in condizioni ufficiose. Così la mia prima esperienza lavorativa con un contratto di lavoro a progetto, termina, e dopo un bel “grazie, ottimo lavoro”, mi sono ritrovato disoccupato. Intanto il referente aziendale che è una persona competente e preparata ma purtroppo non è il responsabile delle assunzioni, ne tanto meno un ufficio di collocamento, mi consiglia di fare il concorso per il dottorato nella mia facoltà perché una borsa di studio è meglio di niente. Faccio il concorso, lo vinco con borsa e intraprendo questa nuova strada. E qui viene il naturale prolungamento di un percorso di studi senza via di uscita.Non mi sono mai chiesto cosa fosse un dottorato e cosa si facesse, alcuni miei ex colleghi ingegneri avevano intrapreso questa strada e avevano fatto in un solo anno cose interessanti: estero, laboratori di ricerca, convegni, conferenze, pubblicazioni. Il mio sgomento iniziale dovuto al fatto di trovarmi là, non per mia scelta, ma perché non avevo scelta, sembrò scomparire all’idea che il dottorato mi avrebbe aperto nuove porte, che avrebbe fatto aumentare il numero dei miei contatti professionali e che sarebbe dovuto trattarsi per forza di un’esperienza importante visto che molti studenti avrebbero dato il sangue per fare un dottorato. A quanto pare, il dottorato è oggi il mezzo più potente per intraprendere la carriera universitaria, ma consentitemi di dirlo, solo quella. Il tentativo del ministro Treu di agevolare fiscalmente le aziende che assumevano dottorati è nato ma poi finito insieme al suo governo. Ma andiamo avanti. Sistemato in una stanza, ho trascorso giornate in compagnia del mio pc portatile chiedendomi quando iniziasse il dottorato, quando mi avrebbero dato qualche articolo da studiare, qualche software o strumento da testare, qualche convegno o seminario o conferenza o corso da seguire, qualche argomento da approfondire. La risposta era nel silenzio di una stanza popolata da milioni di acari alloggiati comodamente su strumenti che dovrebbero stare in un museo piuttosto che in ufficio. Quando ho provato a chiedere, mi sono sentito rispondere che per assenza di fondi, tutto quello che l’università mi può dare è soltanto il corrispettivo della borsa. Ho provato a contattare l’associazione dei dottorandi e dottorati d’Italia, l’ADI, scrivendo una mail in un newsgroup nella quale chiedevo se il dottorato fosse così ovunque: non mi hanno pubblicato l’email, non mi hanno neanche detto il perché, io volevo solo confrontarmi, niente di più. Ho letto che in alcune università come il Politecnico di Torino, Milano e Bari, il dottorato si sviluppo in una vera e propria scuola di dottorato con corsi del I, II e III anno fatti dalle massime figure scientifiche nel settore, negli argomenti più attuali della ricerca.Insomma, questa è la mia storia, non vorrei che restasse un delirio di uno studente che vuole studiare o se vogliamo di un laureato che vuole lavorare (io rientro in tutte e due le categorie), vorrei solo sensibilizzare gli studenti ad informarsi molto bene prima di iscriversi ad un corso di laurea se non si è a conoscenza di tutto, ma proprio tutto.Io non sono contrario a chi voglia intraprendere questo corso di laurea perché è affascinato dalle materie in esso contenute, ognuno ha il diritto di approfondire ciò che ritiene più opportuno ma non trovo giusto che il Ministero dell’Università e della Ricerca consenta alcuni corsi di laurea che alimentano un mercato inesistente di risorse laureate. Che io sappia, la maggior parte dei miei colleghi insegna negli istituti nautici (da precari), il resto svolge attività per cui la laurea non è neanche necessaria.